"Fair use" e "fair dealing" nell'era dell'AI

"Fair use" e "fair dealing" nell'era dell'AI
A tutti coloro che, per una ragione o per un’altra, si sono avvicinati al tema dell’intelligenza artificiale generativa in relazione al diritto d’autore, dovrebbe essere oramai chiaro che le grandi problematiche poste da questa nuova frontiera ruotano principalmente attorno a due questioni: (i) se le opere create dall’IA sono suscettibili di tutela ex art. 2 l.d.a., dunque se possono essere considerate alla stregua di opere dell’ingegno, e (ii) se, come, e fino a quali limiti la macchina può imitare e rielaborare un’opera d’arte altrui – su direttiva del programmatore – onde evitare di incorrere in responsabilità per violazione del diritto d’autore del titolare dell’opera originaria.

La tutela autoriale di un’opera dell’IA

Le autorità giudiziarie tanto europee quanto statunitensi sono propense a concedere la tutela autoriale e la qualifica di opera dell’ingegno solo a quelle creazioni che sono frutto dell’operato dell’uomo o dove, comunque, sia riscontrabile un significativo intervento umano. Si pensi, a titolo meramente esemplificativo, alla decisione resa da ultimo il 22 febbraio 2022 da parte dell’Ufficio copyright statunitense che ha affermato, senza riserve, che la paternità umana è un prerequisito affinché un’opera possa accedere alla tutela autoriale, negando dunque la registrazione dell’opera figurativa creata dall’algoritmo denominato “Creativity Machine” (Thaler vs. US Copyright Office, A recent entrance to Paradise - 8 ago. 2023, U.S. District Court for the District of Columbia, Washington). Il medesimo diniego alla registrazione presso l’Ufficio copyright statunitense è stato rivolto alle immagini generate dall’IA Midjourney contenute nell’opera della fumettista Kashtanova. (Sig. Kashtanova vs. US Copyright Office “Zarya of the Down” (21 apr. 2023).

Il fair use e l’AI

Piu complessa, invece, è la questione concernente l’utilizzabilità da parte di un’IA di un’opera dell’ingegno altrui. Qui emerge infatti il tema della tutela delle opere derivate, ex art. 4 l.d.a., ovvero – prendendo a prestito la terminologia anglosassone, le opere protette dal c.d. fair use (ex art.§ 107CopyrightAct del 1976), per tale intendendosi una compressione dei diritti d’autore giustificata da un “uso trasformativo” dell’opera per finalità di critica, cronaca, insegnamento o ricerca.

Il dibattito circa la riconoscibilità o meno dell’apporto creativo all’opera “derivata” creata con l’IA è sicuramente di grande attualità e ancora oggi sembra non ravvisarsi un orientamento unitario nonostante nel 2023 sono stati aperti molti contenziosi in merito (es.; Does v. GitHub, Microsoft e OpenAI, San Francisco; Kadrey v. Meta Platforms, Inc. (San Francisco); Sarah Andersen v. Midjourney et al., San Francisco; Authors Guild et al. v. OpenAI, New York).

Il fair dealing e l’AI

In stretto collegamento con la problematica di cui al precedente paragrafo è quella inerente alla correttezza commerciale c.d. “fair dealing” ovvero dell’uso dei sistemi di IA in connessione con le altrui opere a fini prettamente commerciali. A tal riguardo è appena il caso di citare (anche qui esclusivamente a titolo esemplificativo) due recenti contenziosi instaurati l’anno scorso e ancora pendenti: il caso Getty Images v Stability AI [2023] EWHC 3090, UK e la citazione del periodico New York Times a Microsoft e OpenAI, New York.

Nel primo caso l’agenzia fotografica Getty Images citava in giudizio Stability AI per l’illecito utilizzo, da parte della convenuta, di milioni di immagini protette da copyright attraverso lo strumento di AI Stable Diffusion. Con tale specifica funzionalità la società convenuta ha, secondo Craig Peters, CEO di Getty Images, posto in essere una pratica commerciale scorretta poiché l’utilizzo era avvenuto senza il consenso dell’agenzia.

Il secondo caso sopra citato risale al 27 dicembre 2023 e ha visto la celebre casa editrice di periodici, il New York Times, citare in giudizio Microsoft Corporation e OpenAI per asserita violazione del diritto d’autore per l’uso (e la rielaborazione) non autorizzati di numerosissimi di articoli di cui il New York Times è proprietario. Anche in questo caso l’attrice rilevava un danno tanto di natura commerciale quanto concorrenziale attesa l’assenza di qualsivoglia autorizzazione da parte degli autori degli articoli riprodotti dall’AI.

Conclusioni

Le AI generative come quelle sin qui citate vengono educate utilizzando immagini create dall'uomo, spesso estrapolate dal web all'insaputa dei loro autori. Come anticipato all’inizio del presente contributo le questioni inerenti alla liceità dell’utilizzo delle opere altrui da parte dell’IA e ai limiti della stessa sono ancora irrisolte; ci auspichiamo tuttavia che la definizione di queste controversie in uno con le linee guida delineate il 30 ottobre 2023 dai leader del G7 nell’ambito del Processo Hiroshima dell’AI possano definire tali problematiche per poter gestire al meglio le potenzialità dell'AI.

Avv. Eleonora Carletti

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