Licenziati da un algoritmo: gli autisti Uber chiedono giustizia

Licenziati da un algoritmo: gli autisti Uber chiedono giustizia
Stando a quanto riportato dalla BCC , la nota società di taxi rental avrebbe utilizzato degli algoritmi automatizzati al fine di assumere decisioni in materia di licenziamento, a prescindere da qualunque intervento umano o possibilità di contestazione. Portata all'attenzione della giurisdizione olandese da parte dei dipendenti di Uber, la questione in esame potrebbe rappresentare il più importante caso giudiziario in materia di processi decisionali automatizzati a seguito dell'entrata in vigore del Regolamento Europeo 679/2016 (GDPR).
Le doglianze degli autisti

L'“App Drivers & Couriers Union (ADCU)”, associazione di categoria promotrice dell'azione legale di specie, evidenzia che dal 2018 si sarebbero registrati ben oltre 1.000 casi conclamati in cui Uber, attraverso le risultanze di una serie di algoritmi, avrebbe messo alla luce una serie di asserite attività fraudolenti perpetrate dai alcuni dei propri autisti. Attività tali da determinare la conseguente chiusura delle utenze, rendendo, di fatto, impossibile la prosecuzione del rapporto lavorativo. Il tutto senza fornire alcuna motivazione aggiuntiva o consentire una possibilità di appello. L'ADCU, al fine di dimostrare la pretestuosità di tali risultanze, osserva inoltre che nessuno dei conducenti de quosarebbe stato denunciato alla polizia per tali e presunte attività fraudolente.

L'azienda coinvolta contrariamente sostiene che gli account dei conducenti sarebbero stati disattivati solo ed esclusivamente dopo la revisione dei singoli casi da parte di operatori umani e non per decisione automatizzata.

GDPR e processi decisionali automatizzati

Il caso in esame sembra essere inevitabilmente destinato a fare scuola nell'ambito del complesso rapporto tra algoritmi, processi decisionali automatizzati e tutela dei diritti dei soggetti sottoposti a trattamento dati.

Si osserva come l'art. 22 del GDPR, salvo specifiche eccezioni, attribuisca il diritto generale a non essere sottoposto a una decisione basata unicamente sul trattamento automatizzato tale da produrre effetti giuridici o incidere si dovrebbe sulla persona. In più, la normativa prevede che qualunque processo decisionale automatizzato debba accompagnarsi al diritto fondamentale ad ottenere l'intervento umano e ad esprimere la propria opinione circa le risultanze del processo.

Il caso in esame è un chiaro esempio di come gli algoritmi – nonché le decisioni che potrebbero conseguirne – risultano ormai forieri di impatti sempre più determinanti nella sfera giuridica di ciascun individuo. Tale evidenza, ben chiara al Legislatore comunitario, si accompagna ad una serie di accortezze volte ad offrire la massima tutela possibile ai soggetti interessati da simili trattamenti e, per l'effetto, ad imporre ai relativi titolari un'attività di compliance estremamente rigorosa .

 

Avv. Pietro Maria Mascolo
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