Il caso Jack Daniel’s: quale il limite tra parodia e contraffazione del marchio?

Il caso Jack Daniel’s: quale il limite tra parodia e contraffazione del marchio?
Il noto marchio “Jack Daniel’s” ha citato in giudizio l’azienda “Vip Products” per aver messo in commercio il giocattolo per cani “Bad Spaniels”, che richiama la tipica bottiglia di whisky, di cui presenta la medesima forma, nonché un’etichetta similare. La Corte Suprema degli Stati Uniti, ribaltando la decisione dei giudici di prime cure, ha accolto le domande dell’azienda produttrice di liquori, ritenendo la condotta della Vip Products violativa dell’altrui marchio, non potendosi applicare al caso di specie il “safe harbour” del Primo Emendamento americano.
Il caso

La “battaglia” legale che ha visto coinvolta, da un lato, la nota azienda produttrice di whisky “Jack Daniel’s” e, dall’altro, la “Vip Products LLC”, impresa che produce giocattoli per cani, trae origine dalla messa in commercio – da parte di quest’ultima – di un giocattolo riproducente la bottiglia e la grafica del noto whisky.

I giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti sono stati chiamati a valutare se la condotta della Vip Products fosse da considerarsi quale parodia – e dunque legittima, in quanto protetta dal Primo Emendamento – oppure se costituisse una contraffazione del marchio.

Secondo quanto sostenuto dai giudici che hanno esaminato il caso in prima istanza, il giocattolo rappresenterebbe “un’opera espressiva”, derivante da un’ispirazione creativa, da intendersi dunque quale qualità umana, protetta dal First Amendment.

In particolare, tale sentenza si fondava su un precedente del 1989, secondo il quale i marchi possono essere utilizzati dagli artisti, se non inducono intenzionalmente i clienti a credere che il titolare del marchio sostenga l’opera.

Di diverso avviso, però, la decisione della Corte Suprema, che si è pronunciata a favore della Jack Daniel’s.

La decisione della Corte Suprema

Molteplici le aziende che si sono “schierate” dalla parte della Jack Daniel’s, temendo che un verdetto a quest’ultima sfavorevole potesse, di riflesso, indebolire il controllo sui propri marchi e sulla reputazione aziendale.

Non sono mancati, comunque, sostenitori della posizione della Vip Products, secondo i quali non riconoscere i caratteri della parodia al giocattolo per cani avrebbe potuto costituire una “minaccia” al Primo Emendamento, limitando la libertà d’espressione.

La Corte Suprema statunitense, con sentenza datata 8.6.2023, si è pronunciata a favore dell’azienda produttrice di whisky, ritenendo fondamentale assicurare che i consumatori possano distinguere la provenienza dei prodotti, nel rispetto di quanto sancito dal “Lanham Act”, ossia la legge federale sui marchi.  

Conclusioni

Il tema del bilanciamento tra libertà d’espressione/parodia, da un lato, e tutela dei diritti di proprietà intellettuale/industriale, dall’altro, è stato più volte sottoposto all’attenzione della giurisprudenza ed ha richiesto, a più riprese, l’intervento del legislatore (si pensi, calandosi nel contesto europeo, alla Direttiva “Copyright” o al più recente “Digital Services Act”).

I giudici americani, con riferimento al caso in esame, hanno dovuto effettuare tale “delicata” valutazione. Esito? Nessun “fair use” per Vip Products, che, con la propria condotta, ha violato il marchio Jack Daniel’s.

Dott.ssa Maria Eleonora Nardocci

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