La Legge 7 ottobre 2024, n. 143 (entrata in vigore il 9 ottobre) ha convertito in legge il cd. “Decreto Omnibus”, introducendo rilevanti novità in materia di contrasto alla pirateria audiovisiva, segnando un ulteriore giro di vite contro l’infrazione delle norme sul copyright.
Negli ultimi anni, in parallelo con il progresso tecnologico, la pirateria si è evoluta affinando i propri strumenti nel tentativo di eludere le misure di contrasto esistenti. Di conseguenza, il legislatore è dovuto ulteriormente intervenire in via decisa per proteggere il diritto d'autore nel mondo digitale. Le recenti modifiche alla Legge n. 633/1941 (“Legge sul diritto d’Autore”) e alla Legge n. 93/2023 (“Legge antipirateria”) segnano, in questo senso, un importante passo in avanti, con nuove disposizioni che mirano a colpire duramente chi infrange le norme sul copyright. Osserviamo dunque più da vicino le principali novità.
La tecnologia dei pirati
Dal punto di vista tecnico, le trasmissioni online “pirata” di eventi dal vivo presentano ovviamente delle caratteristiche specifiche. Il punto di partenza è l’intercettazione del segnale pre-trasmissione o di trasmissione da parte degli emittenti legittimi. Questo segnale viene successivamente veicolato attraverso diversi intermediari, per poi raggiungere gli utenti finali tramite diverse piattaforme, come siti web, applicazioni o IPTV. In tale percorso, si ineriscono altri servizi per migliorare “l’efficienza” e, soprattutto, evitare di essere tracciati, utilizzando reti di distribuzione dei contenuti (“CDN”) o sistemi di reverse proxy.
A valle di questa catena si trovano i fornitori di accesso a Internet, i cosiddetti “Internet Service Providers” (“ISP”), che garantiscono la connessione a Internet agli utenti finali. È chiaro, quindi, che l'attività dei pirati è resa possibile da diversi intermediari, che si collocano tra i fornitori del servizio illecito e i suoi destinatari.
In questo contesto, con l’entrata in vigore della legge antipirateria è stata creata la piattaforma “Piracy Shield”, strumento informatico di proprietà di AGCOM, che ormai da molti mesi consente a titolari dei diritti, AGCOM, ISP ed eventuali altri prestatori di servizi, di gestire le segnalazioni e adottare provvedimenti di blocco. Ad oggi, Piracy Shield ha infatti consentito la disabilitazione di oltre 25.000 nomi a dominio e 7.000 indirizzi IP.
Le novità su Piracy Shield
Alcune delle più rilevanti novità sono state introdotte all’art. 2 della Legge antipirateria, proprio con riferimento a Piracy Shield. Prima della recente riforma, infatti, era previsto che l’AGCOM potesse bloccare la risoluzione DNS dei nomi di dominio e l’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi IP univocamente destinati ad attività illecite. Con la nuova formulazione, invece, tali blocchi potranno avvenire verso gli indirizzi prevalentemente destinati a scopi illeciti. Questo nuovo criterio della “prevalenza”, evidentemente più ampio di quello della univocità, si presta obiettivamente a maggiori complessità interpretative, rispetto alle quali si attendono peraltro indicazioni da parte dell’AGCOM.
Altre novità riguardano il funzionamento della Piattaforma. Infatti, è stabilito che, per il primo anno di attività della stessa, l’AGCOM, al fine di aumentarne l’efficienza e rendere più efficace l’esecuzione degli ordini di inibizione, fissi un limite massimo agli indirizzi IP e ai nomi di dominio che possano essere bloccati contemporaneamente. Trascorso il primo anno, ossia dal 31.1.2025, verrà rimosso ogni limite quantitativo.
Gestori di motori di ricerca: il nuovo termine di 30 minuti
La legge antipirateria prevede inoltre l’obbligo, per i gestori dei motori di ricerca (quali per esempio Google e Bing), di adottare tutte le misure tecniche necessarie a impedire la visibilità dei contenuti, tra cui, in ogni caso, la deindicizzazione dei nomi a dominio oggetto degli ordini di blocco. Con l’ultima riforma, viene ora chiaramente previsto il termine di 30 minuti dalla notificazione del provvedimento di disabilitazione per adottare tali misure. Così, gli obblighi già gravanti in capo ai gestori dei motori di ricerca vengono ulteriormente definiti, anche dal punto di vista temporale.
Gli obblighi di segnalazione di condotte penalmente rilevanti e le nuove sanzioni
Alcune modifiche sono state poi apportate alla Legge sul diritto d’autore in tema di “difese e sanzioni penali”. In particolare, è stato introdotto l’art. 174-sexies, che impone agli ISP la massima collaborazione nel caso in cui vengano a conoscenza di condotte penalmente rilevanti, compiute o tentate ai sensi dell’art. 615-ter c.p. (accesso abusivo a un sistema informatico) o dell’art. 640-ter c.p. (frode informatica) o della stessa Legge n. 633/1941, dovendo segnalare immediatamente all’autorità giudiziaria tali fatti e fornendo tutte le informazioni in loro possesso. Tale previsione, da alcune parti criticata come troppo esigente verso gli ISP, è in realtà linea con la disciplina che era già prevista dall’art. 15 della Direttiva 2000/31/CE (cd. “Direttiva e-commerce"), ai sensi della quale gli Stati membri potevano imporre agli ISP di informare le autorità competenti in ordine a presunte “attività illecite”. Tale disciplina, peraltro, è stata oggi parzialmente trasposta nell’art. 18 del Regolamento UE 2022/2065 (“Digital Services Act”), dedicato all’obbligo di notifica di sospetti reati. Gli ISP, peraltro, dovranno anche comunicare all’AGCOM un cd. “punto di contatto”, in modo da avere un collegamento diretto con l’Autorità stessa; tale coordinamento dovrà avvenire anche con quei soggetti non stabiliti nell’Unione Europea, ma comunque attivi in Italia.
In caso di mancata segnalazione e comunicazione, le omissioni verranno punite con la reclusione fino ad un anno, in base a quanto previsto dall’art. 24-bis del D. Lgs. n. 231/2001, in tema di responsabilità amministrativa delle società e delitti informatici.
Conclusioni
Da ultimo, è stato anche chiaramente affermato il potere dell’AGCOM di ordinare la disabilitazione dell’accesso ai contenuti illeciti anche ai fornitori di servizi di VPN e di DNS pubblicamente disponibili.
L’intervento legislativo, pertanto, intervenendo a più livelli in materia di ulteriori obblighi, termini e in particolare sul funzionamento della piattaforma Piracy Shield, sulla base del lavoro giù implementato ad oggi, mira a ottenere la massima collaborazione possibile degli ISP, correttamente inquadrati come perno centrale per un efficace contrasto alla pirateria del nostro tempo.
Avv. Stefano Leanza e Dott. Lapo Lucani