Consiglio d’Europa: in via di approvazione la Convenzione quadro sull’IA, i diritti umani e lo Stato di diritto

Consiglio d’Europa: in via di approvazione la Convenzione quadro sull’IA, i diritti umani e lo Stato di diritto
L’approvazione da parte del Comitato sull’intelligenza artificiale del Consiglio d’Europa (“CAI”) della Convenzione quadro sull’IA dello scorso 14 marzo 2024 ha riacceso noti dibattiti in materia che vedono la contrapposizione – principalmente – tra USA e UE sul suo ambito applicativo –, al punto da consentire di parlare di uno scontro ideologico tra questi due Paesi. Il testo, trasmesso all’Assemblea Parlamentare del CoE, ha ricevuto commenti positivi ma anche forti critiche a causa dell’eccessiva libertà lasciata ai privati sulla regolamentazione in tema di IA ed ora la palla passa al Comitato dei Ministri degli Esteri che dovrebbe decidere in merito il prossimo 17 maggio. 

L’oggetto delle discussioni post approvazione del testo della Convenzione quadro 

Tra i temi più attuali dell’ultimo biennio vi è senza dubbio l’Intelligenza Artificiale, in particolare le conseguenze e gli scontri nel panorama internazionale – in merito a questo argomento oggetto dell’attenzione di professionisti specie per quanto riguarda l’utilizzo degli strumenti in tale campo innovativo – derivanti dall’approvazione del testo della Convenzione quadro sull’IA da parte del “CAI” (Comitato sull’intelligenza artificiale del Consiglio d’Europa). A guidare questa mossa è stata la volontà di quest’ultimo di proporre un testo di portata internazionale con effetti vincolanti anche per paesi non membri del Consiglio, a salvaguardia dei diritti umani, dei valori democratici e dello Stato di diritto, considerati, infatti, i primari obiettivi indiscussi della normativizzazione dell’Intelligenza Artificiale. In altre parole, la Convenzione garantisce che l’espansione dell’Intelligenza Artificiale rispetti i principi fondamentali già espressi dal Consiglio d’Europa e dalla Corte di Strasburgo in materia di diritti umani, democrazia e Stato di diritto. Si tratta senza dubbio di un importante traguardo che manifesta la centralità delle norme in materia di IA. 

A questo punto occorre chiedersi: ci si è veramente mossi esclusivamente nella direzione di questi obiettivi? La risposta sembra essere negativa. È necessario, a questo punto, puntualizzare che, sebbene la tutela dei diritti umani e dei valori democratici siano stati un punto di partenza si è assistito ad un’estensione – anche se limitata – dell’ambito della Convenzione anche alla sicurezza nazionale, alla difesa e all’attività di ricerca e sviluppo. Tale ampliamento è stato posto in essere nel tentativo sia di allargare i confini della protezione dei sistemi di IA sia di rendere quanto più equilibrato il testo della Convenzione. 

L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, se da una parte si è detta soddisfatta per il riscontro testuale di principi da lei già affermati, quali quelli di trasparenza, giustizia ed equità, responsabilità umana nelle decisioni, sicurezza, privacy e tutela dei dati, per altro verso ha criticato molto la scelta di lasciare liberi i privati di autoregolamentarsi, scelta probabilmente conseguenziale alla pressione esercitata da Stati all’infuori dell’Unione Europea, favorevole all’approccio in modalità “linee guida” piuttosto che regole vincolanti. Tale approccio si era già sentito sia nelle Linee Guida di Hiroshima sia nella fase finale dell’approvazione del testo della bozza dell’AI Act. Il testo della Convenzione non è ancora cristallizzato ma non sembra esserci spazio per un dietrofront in tale ambito, sebbene l’Assemblea abbia chiesto di ripensare tale approccio e abbia inviato gli Stati membri del Consiglio d’Europa a sottolineare l’importanza dei principi fondamentali anche rispetto agli attori privati al momento della ratifica della Convenzione.  

Cosa sta accadendo in USA e in Europa in materia di IA 

Ad una maggiore applicazione dell’intelligenza artificiale è conseguita una situazione di scarso – se non addirittura assente – equilibrio nel panorama internazionale. Volgendo lo sguardo agli Stati Uniti non si può fare a meno di constatare che essi ospitano le principali società che hanno contribuito a creare e sviluppato il settore dell’IA.  

Negli USA, durante l’amministrazione Biden, si è provveduto a promulgare un “Blueprint” per una dichiarazione dei diritti umani in ambito AI, elencando cinque principi fondamentali, ovvero (i) la sicurezza ed efficacia dei sistemi, (ii) la tutela dalla discriminazione fatta dagli algoritmi, (iii) la protezione dei dati, (iv) l’importanza delle notice e spiegazioni date dai sistemi di IA, e (v) la possibilità di avere un’alternativa umana in caso di problemi. Parallelamente, già da ottobre 2023 si lavora per soddisfare le richieste di consulenze e opinioni richieste con ordine esecutivo del Presidente Biden.  

Per quanto riguarda l’Unione Europea, è noto che il testo, dopo l’approvazione in Parlamento il 13 marzo 2024, attende ora l’esito della posizione del Consiglio in prima lettura del procedimento ordinario (ex codecisione).  

Per quanto riguarda la Convenzione quadro, in principio la Commissione Europea (CE) si era posta come istituzione negoziatrice di rappresentanza per gli Stati membri UE che intendeva sia intervenire sia sul settore pubblico che privato ove si fa uso di intelligenza artificiale, sperando di ricevere il sostegno degli Stati Uniti. Tuttavia, un tale sostegno sembra essere mancato per ora. Al fine di raggiungere il tanto auspicato accordo a livello mondiale attraverso la stipulazione della Convenzione, la CAI si è trovata costretta a limitare le disposizioni in esso contenute agli enti pubblici e a prevedere una mera partecipazione delle società private. Al netto di tali considerazioni, possiamo notare l’allontanamento da quello che doveva essere l'ampio respiro originario della Convenzione. 

Alla luce di ciò si noti, inoltre, come la vittoria della modalità di opt-in per le società private proposto dagli Stati Uniti dimostri che la visione americana sull’intelligenza artificiale non è sintomo di un vero equilibrio all’interno di tale Paese: da un lato si può individuare chi vede nell’IA un elevato potenziale innovativo, dall’altro chi riscontra in essa un carattere minaccioso più che opportunistico.  

Tale sistema di partecipazione “volontaria” delle società private farebbe però assumere alla Convenzione più le sembianze di una dichiarazione di intenti, indebolendone il carattere vincolante. 

Il testo non è ancora definitivo e sarà certamente da tenere monitorato, al pari dell’AI Act e di come questo verrà ulteriormente implementato e arricchito all’interno dei vari Stati membri.

Avv. Chiara Arena e Dott.ssa Silvia Mazzarella 

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