Violare la privacy dei minori costa caro: il caso dell’app TikTok

Violare la privacy dei minori costa caro: il caso dell’app TikTok
Avv. Vincenzo Colarocco Il consenso dei minori al trattamento dei dati personali è una questione delicata, ed è stata recentemente oggetto di attenzione della Federal Trade Commission. Quest’ultimo -ente statunitense preposto alla tutela dei consumatori- ha sanzionato l'app musicale TikTok, che conta 500 milioni di utenti attivi mensili e di proprietà di Bytedance, per aver violato la privacy dei propri utenti minorenni. A riguardo, è stata comminata una sanzione da 5,7 milioni di dollari in ragione di una palese violazione del Children's Online Privacy Protection Act, legge che negli USA regola la protezione della privacy dei minorenni in rete, e che vieta la raccolta e il trattamento di dati sensibili da soggetti minori di 18 anni senza che vi sia il consenso dei genitori o dei tutori legali. Secondo una nota diffusa dalla Federal Trade Commission "l'operatore era a conoscenza del fatto che l’ applicazione fosse utilizzata da soggetti minorenni, eppure ha deliberatamente mancato di ottenere il consenso dei genitori prima di raccogliere nomi, indirizzi email e altri dati sensibili di utenti di età inferiore ai tredici anni", inaugurando un precedente sanzionatorio nell’ambito della violazione della privacy di soggetti minori. Invero, il testo normativo, il Children's Online Privacy Protection Act, sulla base del quale è stata comminata la sanzione prevede che “an operator is required to obtain verifiable parental consent before any collection, use, or disclosure of personal information from children, including consent to any material change in the collection, use, or disclosure practices to which the parent has previously consented”. Nonostante la chiarezza del testo di legge gli operatori di TikTok consentivano l’utilizzo dell’applicazione da parte di soggetti minori, che conferivano dati personali quali nome, cognome, indirizzo e-mail, immagine, numero di telefono e altre informazioni personali, senza che nell’utilizzo dell’applicazione fosse stato richiesto il preventivo consenso dei soggetti legittimati a fornirlo per loro conto, e quindi genitori o tutori legali. Ad attivare la procedura sanzionatoria da parte dell’ente americano competente in materia, sono state le migliaia segnalazioni ricevute da parte dei genitori dei soggetti interessati, le quali hanno dato origine ad un precedente importantissimo nell’ambito della violazione dei dati personali online di minori, e in relazione al quale, in ambito europeo, lo stesso GDPR, all’art. 8, ha dedicato un’attenzione particolare, disciplinando dettagliatamente il tema del consenso e le relative condizioni, avendo a riguardo i servizi della società dell'informazione.
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