I crediti incagliati (UTP) hanno ormai abbondantemente superato quelli in sofferenza (NPL) nei bilanci delle banche italiane. Secondo gli ultimi dati semestrali relativi alle principali otto banche quotate in Borsa, a fine giugno scorso gli UTP ammontavano a 34,28 miliardi, mentre gli NPL scendevano a quota 23,47 miliardi.
Nuovi flussi di UTP
Com'è ormai noto gli Istituti Bancari Europei stanno rivolgendo grande attenzione ad una nuova categoria di crediti problematici: i cosiddetti UTP cioè le inadempienze probabili. Si tratta di situazioni critiche che riguardano prevalentemente le piccole e medie imprese. Oggi, per scongiurare che si avverino le previsioni di accumulo di oltre 100 miliardi di nuovi NPL, il sistema bancario si concentra maggiormente sulla gestione delle inadempienze probabili per evitare che le stesse si trasformino in nuove sofferenze.
UTP: fattore di ripresa?
Mentre il credito a sofferenza (NPL) è storicamente considerato una componente da eliminare nel bilancio delle banche, ad oggi un credito a rischio è una risorsa da attenzionare per i creditori. Salvare un NPL non è possibile; redditualmente il profitto estraibile da un NPL è molto limitato. I crediti UTP, rappresentano un fattore determinante per la ripresa delle imprese in difficoltà ma non compromesse che - se recuperate in tempo - possono giocare un ruolo importante per il futuro del sistema produttivo italiano. Al contempo rifinanziare un'impresa con crediti UTP, comporta il rischio che il prestito diventi NPL e che la banca sia costretta a svalutare il credito del 100%. Per tutelarsi, quindi, le banche stanno incrementando il credito assistito da garanzie pubbliche.
Conclusioni
Con la crisi pandemica, nonostante le numerose straordinarie operazioni di dismissione delle esposizioni deteriorate, il fanalino di coda del sistema riguarda la copertura degli UTP che si mantengono sui livelli di un anno fa e in alcuni casi sono addirittura aumentati.
Avv. Michela Chinaglia e Dott.ssa Micol Marino