Copyright e AI generativa: il caso Getty Images / Stability AI

Copyright e AI generativa: il caso Getty Images / Stability AI
La High Court of Justice di Londra ha emesso una pronuncia molto attesa nel contenzioso tra Getty Images e Stability AI. Al centro della controversia vi erano accuse di violazione del diritto d’autore (in via primaria e secondaria), violazione dei diritti sui database, violazione del marchio e contraffazione, tutte legate al modello generativo open-source di Stability AI, Stable Diffusion.

Getty sosteneva che Stable Diffusion avesse, senza autorizzazione, acquisito milioni di contenuti (immagini e video protetti da copyright), molti dei quali di proprietà o concessi in licenza esclusiva a Getty, e li avesse utilizzati per l’addestramento del modello, tramite scraping effettuato anche su siti e piattaforme riconducibili alla ricorrente.

Nel corso del procedimento, però, la domanda di violazione primaria del copyright legata all’addestramento è stata abbandonata. È emerso infatti che l’infrastruttura utilizzata per l’addestramento (AWS) era situata al di fuori del Regno Unito, lo scraping e la materializzazione delle immagini avvenivano su server esteri e il processo di training non si svolgeva su territorio britannico. Posto che il diritto d’autore è territoriale, la legge inglese può sanzionare solo atti di copia compiuti nel Regno Unito.

Il fatto che l’addestramento avvenga all’estero, tuttavia, non “immunizza” il fornitore del modello rispetto agli output. Se, una volta messo sul mercato, il modello genera immagini che riproducono in modo riconoscibile opere protette oppure segni distintivi, si può configurare una nuova violazione primaria dei diritti d’autore o di marchio nel Paese in cui tali output sono resi disponibili agli utenti.

La domanda di violazione secondaria del copyright è stata invece respinta nel merito. La Corte ha escluso che Stable Diffusion possa essere qualificato come “copia contraffatta” delle opere di Getty, affermando che i model weights non contengono immagini né riproducono alcuna opera protetta, ma sono parametri numerici che descrivono pattern e caratteristiche appresi durante l’addestramento. In mancanza di una copia incorporata nell’“articolo” (il modello), viene meno il presupposto essenziale della violazione secondaria.

Sul fronte dei marchi, invece, Getty ha ottenuto un parziale successo. La Corte ha ritenuto che l’uso normale del modello nel Regno Unito possa, in alcuni casi, generare immagini sintetiche recanti i marchi di Getty, inclusi i watermark[1]. In particolare, nelle versioni iniziali del modello (v1.x) sono stati rilevati watermark ISTOCK, mentre nelle versioni successive (v2.x) sono stati generati watermark GETTY IMAGES, con un rischio di confusione sufficiente a integrare la violazione.

La sentenza Getty Images / Stability AI è significativa perché, da un lato, esclude che un modello di AI generativa che non memorizza copie delle opere protette possa essere qualificato come “copia contraffatta” ai fini del diritto d’autore inglese; dall’altro lato, conferma che la generazione di watermark e segni distintivi può integrare una violazione di marchio, anche quando l’immagine è interamente sintetica.

Avv. Lorenzo Pinci


[1] Per watermark si intende sia la sovrimpressione visibile del marchio/nome del titolare sull’immagine, sia -in senso più ampio- un’informazione, anche invisibile, incorporata nei dati del file per identificarne la provenienza e impedirne l’uso non autorizzato.

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