Recovery and Resilience Facility: un futuro più verde e più digitale per i cittadini e le imprese d’Europa

Recovery and Resilience Facility: un futuro più verde e più digitale per i cittadini e le imprese d’Europa
Il 10 febbraio scorso il Consiglio Europeo ha approvato il testo del Regolamento che istituisce il Recovery and Resilience Facility (RRF), uno strumento di riforma, cuore del c.d. Recovery Fund, generato al fine di affrontare la crisi economica scatenata dalla pandemia da Coronavirus, nell’ottica di una ripresa economica sostenibile. Offrirà, infatti, un sostegno finanziario ai Paesi membri in vari settori quali il sociale, l’occupazione, l’istruzione, la ricerca, l’innovazione, ma anche l’imprenditoria, che sarà orientata su investimenti “verdi e digitali”, contribuendo così ad accelerare i processi di ripresa globale.
Un po’ di chiarezza nella terminologia

Prima di entrare nel cuore di quanto disposto in materia, e con finalità di ripresa e resilienza, è utile definire e fare chiarezza tra i molteplici nomi di progetti e/o provvedimenti normativi che in questo ultimo anno ci siamo abituati a sentire in maniera frequente, ma spesso imprecisa.

Recovery Fund è la definizione generica di Next Generation EU (NGEU), termine tecnico corretto, quest’ultimo, per indicare il Fondo, approvato dall’Unione Europea nel luglio 2020, dedicato alla ripresa dei Paesi membri dalla crisi economica, grazie allo stanziamento dei c.d. Recovery Bond, ovvero titoli di Stato europei, equivalenti in valore a 750 miliardi di Euro, destinati a sostenere i piani nazionali di riforma di ogni Paese membro. È un piano mirato a fornire ai Paesi beneficiari la possibilità di far ripartire l’economia attraverso investimenti nei settori quali la salute, l’innovazione e la formazione. La dotazione di valore corrispondente a 750 miliardi di Euro è suddivisa in 360 miliardi di prestiti e 390 miliardi a fondo perduto, e di cui 672,5 miliardi di Euro sono destinati al RRF.

Recovery Plan è invece il piano nazionale varato da ogni paese membro dell’UE al fine di stabilire le modalità con cui verranno spesi i fondi del NGEU. Il piano di riparto italiano prende il nome di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e dovrà essere presentato alla Commissione Europea, così come i Recovery Plan di tutti gli altri Stati membri, entro aprile 2021. Se approvato dalla Commissione, per l’Italia sono previsti 209 miliardi di Euro, di cui 127 miliardi sotto forma di prestiti e 82 miliardi a fondo perduto, destinati all’attuazione del piano di riforma ed investimento, programmato per i prossimi quattro anni.

Gli obiettivi

Il Regolamento approvato lo scorso 10 febbraio definisce gli obiettivi, il finanziamento e le regole di accesso al più importante elemento del pacchetto del Next Generation EU, ovvero il RRF, il quale consiste in un sostegno finanziario alle economie dei Paesi dell’UE, incentrato in particolar modo su: energy, digital innovation, cultura, sanità, istruzione e ricerca e mobilità più sostenibile. Inserito nel macro obiettivo del rilancio dell’economia e del sostegno della ripresa degli Stati Membri, ma soprattutto del sostegno degli investimenti privati, quello del Recovery and Resilience Facility è uno strumento di recupero temporaneo che permette alla Commissione da un lato di stanziare i fondi per coadiuvare gli Stati membri nella mitigazione dei danni economici e sociali causati dalla pandemia e dall’altro per assicurare a lungo termine una ripresa incentrata sullo sviluppo della tecnologia e della sostenibilità.

Sostenibilità ambientale

Come indicato nell’articolo 4 del Regolamento, l’obiettivo generale dello strumento è quello di promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione Europea, migliorando la resilienza e la capacità di adattamento dei Paesi membri e delle imprese, soprattutto mediante la promozione della crescita sostenibile. Pertanto gli Stati membri dovranno, entro fine aprile, presentare il proprio piano di recupero, contenente un action plan da adottare e completare entro il 2026. In particolare, sarà necessario sostenere un efficientamento energetico, soprattutto mediante investimenti in favore delle fonti rinnovabili, in particolar modo in favore degli impianti di produzione di idrogeno, nell’ottica generale di favorire la transizione energetica e la svolta ecologica. I contributi sono destinati all’investimento a sostegno dello sviluppo di progetti fotovoltaici ed eolici. Nel Recovery Plan nazionale non a caso è già stato previsto come obiettivo da un lato la progettazione e l’installazione di un gruppo di impianti fotovoltaici ad alto irraggiamento, al fine di aumentare la produzione di energia nazionale, e dall’altro lo sviluppo dell’infrastruttura di trasmissione elettrica, al fine di supportare le tecnologie rinnovabili.

Avv. Andrea Grasso e Dott.ssa Evita Zaccaria

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