Il concetto di Triple Bottom Line negli anni ‘90
All’inizio degli anni ’90 cominciarono a svilupparsi e diffondersi alcune teorie economiche secondo cui le imprese, nello svolgimento della propria attività, non dovevano essere soltanto attente a generare profitto ma avrebbero altresì dovuto focalizzarsi sul miglioramento delle condizioni ambientali e sociali, adottando specifiche politiche di governance societaria in tal senso. Uno dei “pionieri” e principali fautori di tale nuovo approccio era l’economista inglese John Elkington, che sintetizzò l’idea di un business sostenibile nell’espressione “Triple Bottom Line” o “PPP” (Planet, People, Profit). La ratio di questa teoria consisteva nell’incoraggiare le società ad operare nel contesto economico di riferimento attraverso strategie e decisioni che fossero in grado di valorizzare simultaneamente (i) l’ambiente (planet), (ii) il contesto sociale (people) e (iii) l’aspetto economico-finanziario (profit). Si trattava di tre elementi che, se unitamente considerati dall’azienda avrebbero consentito la creazione di un maggior valore della produzione, operando, al contempo, una maggiore attrattiva per gli investitori e i consumatori e favorendo un ambiente più consapevolmente orientato alla sostenibilità ecologica e sociale tra i dipendenti.
La necessità di incentivare uno sviluppo sostenibile venne successivamente avvertita anche sul piano istituzionale. In tale contesto, in ambito comunitario, la Commissione Europea (Comunicazioni n. 264 del 15 maggio 2001 e n. 347 del 2 luglio 2002), al fine di rendere misurabili e percepibili gli sforzi compiuti e i risultati raggiunti, sollecitò le grandi società quotate ad effettuare investimenti socialmente responsabili, nonché a descrivere il loro “triplice approccio” nelle relazioni annuali destinate agli azionisti.
Grazie agli sforzi compiuti dagli economisti, da un lato, e dalle istituzioni, dall’altro lato, le imprese hanno pertanto iniziato ad adottare politiche di sviluppo sostenibile che avessero non soltanto obiettivi economico-finanziari (principalmente il conseguimento di un profitto) ma altresì di natura sociale e ambientale, opportunamente bilanciati tra loro.
I fattori ESG e gli investimenti socialmente responsabili
Negli ultimi anni, principalmente in ragione del crescente interesse verso tematiche di matrice ambientale e sociale ed al fine di individuare un criterio che fosse – ancor più del Triple Bottom Line – in grado di valutare un investimento come socialmente responsabile, sono stati elaborati dalle dottrine economiche più d’avanguardia i c.d. fattori ESG (Environmental, Social, Governance). La considerazione e l’interesse da parte delle società, degli investitori istituzionali e degli intermediari finanziari verso tali fattori è cresciuta esponenzialmente, in quanto ritenuti atti a misurare la sostenibilità delle imprese e delle loro strategie di investimento. Il recente e catastrofico periodo “pandemico”, percepito globalmente come un momento di svolta storico e come un’opportunità per rimodulare le policies produttive aziendali, ha ulteriormente concentrato l’attenzione di operatori e consumatori verso il fenomeno ESG.
Oggi gli istituti bancari e finanziari, e ancor di più organizzazioni specializzate quali le agenzie di rating ESG, utilizzano con sempre maggiore efficacia il predetto paradigma come metro di valutazione per orientare le scelte di investimento e l’allocazione dei capitali. Da ciò ne consegue che un’impresa, ad esempio, per accedere a certe forme di finanziamento o di incentivi pubblici, deve necessariamente porre in essere investimenti sostenibili e responsabili, rispettosi degli aspetti ambientali e sociali, oltre che volti a generare profitti.
Tuttavia, è bene osservare che il rispetto dei fattori ESG nell’adozione di politiche societarie virtuose non è soltanto funzionale alla positiva valutazione da parte di investitori. Le componenti ambientale e sociale rivestono un ruolo sempre più preponderante anche nelle scelte dei consumatori che prediligono aziende che svolgano la loro attività in modo sostenibile e responsabile. Si crea così un forte legame tra investimenti socialmente responsabili e corporate reputation. I fattori ESG come criterio guida per l’individuazione di strategie e policies aziendali contribuiscono in misura rilevante a migliorare ed accrescere la reputazione dell’impresa tra investitori e consumatori.
Conclusioni
La crescente tutela dell’ambiente e il rispetto del capitale umano costituiscono due aspetti che, oggi in particolar modo, richiedono una specifica attenzione in qualsiasi ambito. Grazie al concetto di Triple Bottom Line e ai fattori ESG, le tematiche sociali e ambientali ricoprono un ruolo di crescente importanza nel settore economico, e la loro valutazione rappresenta un passaggio imprescindibile nelle strategie di investimento sostenibili e responsabili delle imprese.
Avv. Andrea Bernasconi e Avv. Edoardo Pollara Tinaglia