Il crescente interesse degli investitori verso le start up innovative ha comportato la progressiva differenziazione delle forme di investimento e l’individuazione, di conseguenza, di strumenti giuridici e contrattuali che meglio si adattino alle esigenze degli investitori. La conoscenza delle metodologie di investimento, proprie di ecosistemi stranieri (i.e. la Silicon Valley), e la difficoltà di reperire capitali, sufficienti allo sviluppo soprattutto delle fasi early stage e seed, ha favorito la propensione dei diversi attori verso strumenti anche alternativi all’equity sia di derivazione italiana che anglosassone. Questo orientamento è stato sicuramente virtuoso dal momento che la diversificazione delle fonti di reperimento di capitali ha allargato il bacino di riferimento, che oggi va dal fondo di venture capital, ai network di business angels e family office ai club deal di piccoli investitori propensi ad investire principalmente con quote di taglio ridotto, soprattutto nelle fasi di incubazione ed accelerazione del business delle start up. Continua a leggere su Altalex