Whistleblowing: analisi dell’ANAC a distanza di tre mesi dall’entrata in vigore dei vincoli

Whistleblowing: analisi dell’ANAC a distanza di tre mesi dall’entrata in vigore dei vincoli
A distanza di tre mesi dall’entrata in vigore dei principi del Decreto Legislativo n. 24/2023 in materia di Whistleblowing, l’Autorità Nazionale Anticorruzione (“ANAC”) ha reso pubblico un report sugli esiti dell'indagine anonima condotta lo scorso dicembre sulle criticità applicative riscontrate per l'adeguamento alla normativa.

L’autorità, consapevole delle criticità generate dalla nuova disciplina, ha deciso di avviare un monitoraggio attraverso un questionario anonimo sottoposto ai soggetti chiamati ad adeguarsi alle nuove prescrizioni in materia di Whistleblowing, in particolare attraverso l’attivazione di canali interni di segnalazione. È opportuno ricordare come a seguito dell’entrata in vigore dei vincoli stabiliti dal Decreto Legislativo n. 24/2023, le aziende con un numero di lavoratori subordinati superiore a 50, le pubbliche amministrazioni, gli enti che si siano dotati del modello organizzativo 231 e i soggetti che, a prescindere dal numero di lavoratori subordinati, operano nell’ambito di servizi, prodotti e mercati finanziari, prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, tutela dell'ambiente e sicurezza dei trasporti, hanno dovuto attivare dei canali interni per permettere ai c.d. whistleblower di segnalare eventuali condotte illecite. 

L’indagine, che ha coinvolto parallelamente sia enti pubblici, per un totale di 319, sia 213 soggetti del settore privato, ha evidenziato come nel settore pubblico solo 54 amministrazioni abbiano ricevuto segnalazioni dall’entrata in vigore del Decreto, di cui il 71% effettuate da dipendenti dell’amministrazione stessa. Diversamente, nel settore privato solo il 30% dichiara di aver ricevuto segnalazioni whistleblowing, nella maggior parte dei casi trasmesse dai dipendenti stessi (50%) o da lavoratori autonomi/liberi professionisti/consulenti che svolgono la propria attività lavorativa presso l’impresa (23%).

Circa le modalità di presentazione della segnalazione, l’indagine ha rivelato come, nel settore pubblico, il 62% dei soggetti si è dotato di una piattaforma informatica dedicata all’acquisizione e gestione delle segnalazioni whistleblowing in forma scritta. Tale percentuale supera il dato registrato per il settore privato che è pari a 56% delle aziende che si sono dotate di una piattaforma per le segnalazioni scritte. L’ANAC puntualizza come tra il novero di soggetti che non si sono dotati di tali strumenti vi siano anche aziende pubbliche e private di grandi dimensioni che potrebbero istituire più agevolmente una piattaforma informatica in ragione della disponibilità di personale impiegato e delle risorse necessarie e che assicurerebbe una maggiore tutela in termini di riservatezza dei segnalanti.

Circa le tempistiche, sia nel settore pubblico che nel settore privato non sono state riscontrate criticità rilevanti sui tempi di gestione delle segnalazioni. 

Questi dati mostrano come, nonostante la recente disciplina, l’istituto del whistleblowing è ancora poco utilizzato e necessita di implementazione, da un lato, delle strutture che permettono di effettuare la segnalazione e, dall’altro, della conoscibilità per gli interessati delle modalità tramite cui effettuare le segnalazioni. Infatti, il whistleblowing si configura come un potente strumento per garantire la trasparenza all’interno dei luoghi di lavoro che favorisce l’emergere di comportamenti scorretti e illegali e permette, al tempo stesso, di promuovere un clima aziendale basato sull’integrità e la trasparenza. Affinché il whistleblowing possa svolgere appieno il suo ruolo, è essenziale che le organizzazioni adottino politiche e procedura adeguate a proteggere i whisteblower e garantire che le segnalazioni vengano gestite in modo riservato e responsabile.

Avv. Simona Lanna e Dott.ssa Alice Dal Bello

Newsletter

Iscriviti per ricevere i nostri aggiornamenti

* campi obbligatori