Ipoteca giudiziale sproporzionata

Ipoteca giudiziale sproporzionata
Avv. Daniele Franzini In caso di ipoteca iscritta per un importo sproporzionato, il creditore è tenuto al risarcimento del danno per abuso del diritto. Lo ha stabilito la Suprema Corte di Cassazione con la recente sentenza n. 6533/2016, depositata in data 5 aprile 2016, emessa in accoglimento del ricorso proposto dal correntista di una banca. D'ora in avanti, il creditore che, avendo individuato un immobile di proprietà del proprio debitore, decida - al fine di tutelare le proprie ragioni - di procedere con l' iscrizione è  di apposita ipoteca, dovrà porre estrema attenzione nell'indicarne il valore, in quanto l'iscrizione di ipoteca per un valore superiore di un terzo rispetto a quello del credito vantato comporta responsabilità aggravata del creditore. I Giudici di legittimità, chiamati a pronunciarsi su una questione a lungo dibattuta in giurisprudenza (ovvero se il comportamento del creditore potesse essere qualificato come illecito processuale sanzionabile per abuso del diritto), hanno riconosciuto il diritto del debitore-proprietario del bene al risarcimento del danno patito a causa dell'iscrizione di un'ipoteca per un valore sproporzionato. Ed infatti, l'iscrizione per un valore superiore a quello del credito - funzionale, nell'ottica del creditore, al raggiungimento dell'unico scopo di assicurarsi la maggiore garanzia possibile - produce, nel contempo, un effetto deviato in danno del debitore. Con la sentenza in commento, la Suprema Corte, in controtendenza rispetto all'orientamento consolidatosi nell'ultimo ventennio, ha reinterpretato il concetto di "illecito processuale" (configurabile tutte le volte in cui un soggetto abusi del proprio diritto di agire o di resistere in giudizio), procedendo là  trasposizione del concetto di illecito processuale nell'ambito del processo esecutivo. Trasposizione che ha consentito il riconoscimento, in capo al creditore procedente ed in un ambito differente dall'ordinario processo di cognizione, di una responsabilità processuale in ragione dell'utilizzo di uno strumento - quale l'iscrizione di ipoteca giudiziale - in un modo non funzionale al perseguimento del diritto per cui è stato conferito. Il c.d. "giusto processo" - ha chiarito la Cassazione - non può essere un processo frutto di abuso per l'esercizio in forme eccedenti o, peggio, devianti dalla normale tutela predisposta dall'ordinamento e dai poteri processuali garantiti a tutti i cittadini: il creditore deve far uso della normale prudenza nell'aggressione del bene del debitore. D'altra parte, secondo i Giudici di legittimità, la facoltà- legislativamente riconosciuta al debitore che abbia subito l'iscrizione di un'ipoteca su beni il cui valore ecceda la cautela - di chiedere giudizialmente la riduzione dell’iscrizione non è idonea ad escludere la sussistenza di profili di responsabilità nel contegno del creditore ipotecario. Infatti costringere il debitore a radicare un autonomo diverso procedimento si traduce in un abuso dello strumento fornitogli per la sua tutela, con implementazione dei procedimenti e conseguente impatto sull'efficienza della risposta alla domanda di giustizia sostanziale.
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