Fisionomia ed esercizio del golden power negli ordinamenti esteri: gli esempi di Spagna, Francia, USA e Cina

Fisionomia ed esercizio del golden power negli ordinamenti esteri: gli esempi di Spagna, Francia, USA e Cina
Il ricorso al golden power per arginare le acquisizioni da parte di entità estere

Il ricorso sempre più frequente agli IDE (Investimenti Diretti Esteri) verso il nostro Paese e l’aumento del numero delle operazioni di M&A ha portato, in Italia, ad una crescita dei casi di esercizio del Golden Power, il quale, in una prima fase è stato per lo più applicato nei confronti delle imprese che operano nei settori individuati come strategici dalla normativa nazionale (difesa, sicurezza, energia, trasporti e comunicazioni), per poi estendersi ai nuovi settori indicati nel Regolamento UE 2019/452, come, ad esempio la tecnologia 5G. Tale trend crescente si è registrato non soltanto a livello nazionale. Infatti, anche gli Stati esteri hanno riscontrato la necessità di dotarsi di una normativa in grado di consentire un controllo sulle operazioni in settori di rilevanza strategica. Per fare un esempio, la Spagna ha recentemente ampliato la normativa interna a tutela degli asset strategici nazionali, introducendo delle restrizioni alle operazioni di investitori extra UE, i quali necessitano ora di una specifica autorizzazione per poter procedere con operazioni che generino una partecipazione all’amministrazione o al controllo di aziende in settori strategici. Anche la Francia ha rafforzato alcuni obblighi autorizzativi, estendendoli a settori come quello della tutela della salute pubblica. Inoltre, al fine di arginare in maniera efficace le sovvenzioni straniere che causano distorsioni e danneggiano la parità di condizioni nel mercato, la Commissione Europea ha recentemente presentato una proposta di Regolamento, al fine di promuovere un controllo e contenere il fenomeno degli “investimenti predatori”, finalizzati alla mera acquisizione e delocalizzazione di tecnologia strategica. Obiettivo comune è senza alcun dubbio quello di proteggere la sicurezza nazionale. Tale esigenza è avvertita e di forte attualità non soltanto in Italia e a livello comunitario, ma anche in altri Paesi, come ad esempio USA e Cina.

Cina: controllo degli investimenti in entrata (inbound) ed investimenti di società cinesi all’estero (outbound)

Se da un lato la Cina è fortemente interessata ad espandere la propria influenza sul mercato europeo e americano, soprattutto nei settori tecnologici, essendo il secondo più grande investitore in ricerca e sviluppo dopo gli USA, dall’altro lato effettua un rigido controllo sugli investimenti in entrata, adottando processi di screening degli investimenti da parte di soggetti esteri, prevedendo requisiti sempre più stringenti.

Per quel che concerne gli investimenti di società cinesi all’estero, si è assistito negli ultimi anni a tentativi di acquisizione aventi come target società attive nei settori definiti essenziali per la sicurezza nazionale, spesso arginati sulla scorta dell’esigenza di impedire il trasferimento del know-how in ambiti di rilevanza strategica. Per tale motivo negli ultimi anni gli investimenti esteri in uscita dalla Cina hanno subito un significativo screening. Le più importanti decisioni, prese soprattutto in Italia, volte a vietare o limitare i rapporti con le aziende cinesi, hanno riguardato il settore delle reti 5G, come, ad esempio, alcune limitazioni poste alle società Huawei e Zte. Recentemente, nell’ambito della costruzione delle reti 5G, settore che pone tematiche di stampo sia geopolitico che economico, il Governo italiano ha esercitato il Golden Power, limitando gli effetti di un accordo tra e Huawei e Fastweb, imponendo a quest’ultima di diversificare i propri fornitori per la rete mobile.

Operatività del golden power negli USA

Negli Stati Uniti il sistema di controllo sugli investimenti esteri a presidio della sicurezza nazionale si è incardinato molto prima rispetto all’Europa. La disciplina del Golden Power è applicata dal CFIUS (Committee on Foreign Investment in the United States), un’autorità che si occupa di analizzare le implicazioni per la sicurezza nazionale delle operazioni societarie e degli investimenti esteri negli Stati Uniti. Tuttavia, sul piano operativo, è il Presidente che applica le restrizioni sugli investimenti, esercitando il potere di veto nel caso in cui consideri predominante l’interesse alla sicurezza nazionale rispetto al libero mercato. Il controllo si sostanzia in meccanismi differenti rispetto a quelli vigenti nei paesi europei, dal momento che la notifica delle operazioni è per lo più effettuata su base volontaria, ad eccezione di quegli investimenti esteri diretti che attribuiscano, con riguardo a certe imprese titolari di tecnologie critiche specificatamente individuate, il controllo ovvero l’accesso ad informazioni tecniche riservate.

In conclusione

Senza dubbio la tendenza al rafforzamento della normativa posta a tutela degli assets strategici sia degli Stati UE che extra UE continuerà a rafforzarsi, magari attraverso la previsione di ulteriori forme e modalità di esercizio del Golden Power, nonché di settori nell’ambito dei quali questo possa essere esercitato. Si tratta di un delicato equilibrio, tra la fondamentale tutela degli interessi strategici, e l’esigenza di non precludere invece investimenti che potrebbero portare valore aggiunto alle società target. È bene, pertanto, che il rafforzamento dei profili di sicurezza e dei presidi nazionali strategici non abbia come conseguenza di maggior rilievo la perdita di ingenti investimenti per le società di quel determinato Paese che, dalla prospettiva dei potenziali stakeholders investitori, non risulterebbero attrattive, stante il rischio di esercizio di poteri di controllo da parte dello Stato ove è ubicata la target.

Avv. Edoardo Pollara Tinaglia e Dott.ssa Evita Zaccaria

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