Facebook deve vigilare sui commenti identici del medesimo utente

Facebook deve vigilare sui commenti identici del medesimo utente
Avv. Flaviano Sanzari Con parere reso in data 4 giugno 2019 nell’ambito della causa C-18/18, l’Avvocato Generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, prendendo posizione su alcune questioni pregiudiziali poste dalla Corte Suprema austriaca – in riferimento ad un contenzioso avente ad oggetto espressioni diffamatorie pubblicate da un utente di Facebook nei confronti del presidente del gruppo parlamentare Die Grünen («i Verdi»), quali «brutta traditrice del popolo», «imbecille corrotta» e membro di un «partito di fascisti» – ha avuto modo di chiarire, con una interpretazione per certi versi innovativa dell’articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2000/31/CE, la portata dell’obbligo di sorveglianza gravante sugli hosting provider. In particolare, pur ricordando che tale norma impedisce che un prestatore intermediario possa essere costretto a procedere ad una generale sorveglianza della totalità o della quasi totalità dei dati di tutti gli utenti del suo servizio al fine di prevenire qualsiasi violazione futura, l’Avvocato Generale ha precisato che il detto articolo non riguarda obblighi di sorveglianza previsti in casi specifici dalla medesima direttiva, disposti al fine di impedire ulteriori danni agli interessi in causa. Ne segue che obblighi di sorveglianza attiva ben possono essere imposti al gestore di un social network, a condizione che siano riferibili ad una data violazione, che sia specificata la durata di tale sorveglianza e che siano fornite chiare indicazioni circa la natura delle violazioni considerate, il loro autore e il loro oggetto. Quindi, nell’ambito di un’ingiunzione, il provider può essere tenuto a ricercare e ad individuare, fra tutte le informazioni diffuse dagli utenti di tale piattaforma, le informazioni identiche a quella qualificata come illecita dal giudice che ha emesso un’ingiunzione (in quanto la riproduzione dello stesso contenuto da parte di tutti gli utenti di una piattaforma di rete sociale è rilevabile, di norma, con l’ausilio di strumenti informatici, senza che il provider sia obbligato a ricorrere ad un filtraggio attivo e non automatico della totalità delle informazioni). Nell’ambito di una siffatta ingiunzione, un provider di servizi di hosting potrà allora essere costretto a ricercare e ad individuare le informazioni equivalenti a quella qualificata come illecita soltanto fra informazioni diffuse dal medesimo utente che ha divulgato tale informazione.
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