Colpa medica alle Sezioni unite

Colpa medica alle Sezioni unite
Avv. Flaviano Sanzari Sulla responsabilità medica saranno le Sezioni Unite a pronunciarsi. E non su un aspetto marginale, ma sulle conseguenze stesse della riforma del marzo scorso. La questione è stata sollevata d’ufficio e verrà trattata nell’udienza del 21 dicembre prossimo. In particolare, il Presidente della quarta sezione, nell’operare il rinvio, sottolinea di trovarsi ad affrontare un procedimento relativo al reato di lesioni colpose a carico di un medico specialista in neurochirurgia; tra i motivi del ricorso c’è quello dell’osservanza delle linee guida da applicare nel trattamento della specifica patologia considerata. Sul punto, è intervenuta la legge Gelli Bianco, la n. 24 dell’8 marzo 2017 – che ha cancellato la precedente disciplina datata 2012 (legge n. 189) – la quale ha introdotto una causa di esclusione della punibilità per il medico imputato di omicidio colposo o lesioni personali colpose. Causa che scatta se l’evento si è verificato per imperizia (non, quindi, nelle ipotesi di negligenza e imprudenza) e sono state rispettate le raccomandazioni contenute nelle linee guida o – in mancanza – le buone pratiche clinico assistenziali. Come considerare però l’impatto delle modifiche? La Cassazione, sul punto, si è divisa. Secondo una prima pronuncia, la disciplina precedente era più favorevole, perché aveva escluso la rilevanza penale di tutte le condotte caratterizzate da colpa lieve in contesti regolati da linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica. La nuova disciplina, invece, avrebbe eliminato la distinzione tra colpa lieve e colpa grave per l’attribuzione della responsabilità, dettando nello stesso tempo una nuova articolata disciplina sulle linee guida, che rappresentano il parametro per la valutazione della colpa per imperizia in tutte le sue espressioni. Una seconda sentenza, al contrario, giudica la nuova disciplina come più favorevole, avendo previsto una causa di esclusione dalla punibilità a favore del medico che, a determinate condizioni, opera su tutti i casi di imperizia, indipendentemente dal grado della colpa. Letture tanto diverse che hanno indotto i vertici della Corte a considerare rilevante la questione sollevata.
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