Le sorti delle erogazioni in conto futuro aumento di capitale in caso di mancata approvazione della delibera di aumento entro i termini convenuti

Le sorti delle erogazioni in conto futuro aumento di capitale in caso di mancata approvazione della delibera di aumento entro i termini convenuti
La Prima Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione, con ordinanza n. 29330 del 22 dicembre 2020, ha precisato che: "in tema di società di capitali, le erogazioni in conto di futuro aumento di capitale effettuate da un socio in favore della società, condizionate all’adozione della relativa delibera di aumento capitale entro un determinato termine, nel caso di mancata adozione della delibera, determinano a carico della società l’obbligo di restituzione di quanto erogato dal socio a tale titolo, poiché in tal caso l’erogazione determina un aumento di capitale solo potenziale, destinato a divenire effettivo solo a seguito della delibera di aumento".
Il caso in esame

Il soggetto ricorrente aveva convenuto la società della quale era socio chiedendo l’annullamento della delibera assembleare a mezzo della quale era stata disposta la restituzione di alcuni versamenti effettuati dagli altri soci. Questi infatti, a suo avviso, sarebbero stati assimilabili a capitale di rischio, e, in quanto tali, non rimborsabili, ancorché in mancanza dell’approvazione di un previsto aumento di capitale,cui erano apparentemente stati condizionati.

Al contrario, la società aveva sostenuto che, siccome i versamenti dei soci erano stati effettuati sotto la condizione risolutiva dell’approvazione di una delibera assembleare di aumento del capitale sociale, essi avrebbero dovuto venire rimborsati in caso di mancanza della predetta delibera.

La decisione

La Suprema Corte si era soffermata sul fatto che, a suo avviso, il versamento dei soci trovava la propria ragion d’essere in un prospettato, futuro aumento di capitale, da approvare entro un determinato lasso di tempo. In assenza di ciò, infatti, a detta della Corte, quanto corrisposto sarebbe stato qualificabile come indebito oggettivo, rimborsabile ai sensi dell’art. 2033 c.c., “essendone venuta meno […] la causa giustificatrice dell’attribuzione”.

Era poi stato aggiunto che tali erogazioni non potessero essere qualificate quale definitivo apporto al capitale sociale, poiché non presupponevano un definitivo incremento del patrimonio sociale - come, invece, avviene nel caso di regolari versamenti in conto capitale - essendo esse, al contrario, condizionate a un futuro, solamente potenziale, evento (l’approvazione della delibera di aumento del capitale, appunto). Quindi, tali versamenti sarebbero potuti confluire nel capitale sociale solo laddove quest’ultimo fosse stato effettivamente aumentato.

Di conseguenza, siccome il prospettato aumento non era avvenuto, era sorto in capo ai soci il diritto di ottenere la restituzione di quanto stanziato in favore della società.

Conclusione

In definitiva, secondo la Suprema Corte di Cassazione, i versamenti effettuati dai soci in vista dell’assunzione di una delibera di aumento di capitale, laddove quest’ultima non avvenga effettivamente, devono essere rimborsati dalla società ai soci stessi, poiché, venendo meno la delibera, viene altresì meno la causa giustificatrice dell’erogazione.

Avv. Andrea Bernasconi e Avv. Martina Caldelari

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