Il nuovo contratto di sviluppo: agevolazioni e incentivi

Il nuovo contratto di sviluppo: agevolazioni e incentivi
Avv. Milena Prisco Tempi ridotti, corsia preferenziale per le risorse destinate a progetti strategici nel settore industriale, turistico e di tutela ambientale e un maggiore coinvolgimento delle Regioni co-finanziatrici sono le caratteristiche del nuovo contratto di sviluppo, lo strumento numero uno per promuovere gli investimenti privati con un mix di agevolazioni che vanno dal finanziamento agevolato al contributo in conto interessi fino al contributo a fondo perduto in conto impianti e in conto spesa. Attraverso tale contratto il Ministero dello Sviluppo Economico, gestito da Invitalia, sostiene investimenti strategici e innovativi di grandi dimensioni su cui punta per incentivare la competitività delle imprese italiane attraverso lo sviluppo di filiere e/o di poli di specializzazione, il riposizionamento competitivo dei tradizionali settori di specializzazione, l'attrazione degli investimenti esteri. Ed infatti, il contratto di sviluppo è destinato alle imprese italiane ed estere, più in particolare i destinatari delle agevolazioni sono: l’impresa proponente, che promuove l’iniziativa imprenditoriale ed è responsabile della coerenza tecnica ed economica del contratto ma anche le eventuali imprese aderenti, che realizzano progetti di investimento nell’ambito del contratto nonché i soggetti partecipanti agli eventuali progetti di ricerca, sviluppo e innovazione connessi all’investimento e funzionali fra loro. Il contratto di sviluppo, inoltre, può essere realizzato da più soggetti in forma congiunta facendo ricorso anche al contratto di rete (legge 33 del 9 aprile 2009). In tal caso l’organo comune, appositamente nominato, agisce come mandatario dei partecipanti al Contratto e assume in carico tutti gli adempimenti nei confronti di Invitalia. Con il decreto dell’8 novembre 2016 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 297 del 21 dicembre 2016) il MISE ha apportato alcune modifiche volte ad assicurare una più efficiente gestione delle fasi procedimentali nonché di modulare le stesse in funzione delle dimensioni dei programmi di sviluppo proposti, favorendo la partecipazione di tutte le amministrazioni interessate nella selezione e nel finanziamento dei programmi di maggiori dimensioni aventi rilevanza strategica in relazione al contesto territoriale e al sistema produttivo di riferimento. Sostanzialmente le principali novità riguardano: - una riduzione (pari al 30%) dei tempi di approvazione delle proposte di contratto di sviluppo e di erogazione delle relative agevolazioni (in particolare si passa dai 150 giorni previsti dalla normativa precedente agli attuali 110); - la previsione di una corsia preferenziale (fast track) per gli investimenti oltre i 50 milioni di euro (20 milioni per il settore agricolo) in quanto superiori ai limiti in vigore (rispettivamente di 20 e 7,5 milioni) oltre che ritenuti di significativo impatto occupazionale; - l’introduzione di un ruolo diretto delle amministrazioni regionali che, attraverso la stipula di specifici accordi, possono cofinanziare il contratto di sviluppo e tutte le attività ad esso necessarie. Con l’obiettivo di ottimizzare e ridurre i tempi è però richiesta un’accelerazione anche alle aziende, che dovranno inviare la comunicazione di avvio dell’investimento al massimo entro sei mesi dalla sottoscrizione del contratto, pena la decadenza delle agevolazioni. Successivamente all’approvazione del progetto le imprese hanno 90 giorni (e non più̀ 120) per presentare tutta la documentazione relativa alle concessioni, autorizzazioni e licenze utili, nonché alle garanzie da prestare per fare fronte al finanziamento agevolato. È stata inoltre eliminata la possibilità̀ di una proroga dei termini per la presentazione della documentazione. Si riduce da 30 a 20 giorni dalla ricezione, il tempo a disposizione delle imprese per restituire l’atto contrattuale sottoscritto. Scendono da 30 a 20 i giorni utili per la presentazione, da parte delle imprese, di eventuali dati e documenti integrativi necessari per procedere con l’erogazione delle agevolazioni. L’azienda deve presentare a Invitalia entro 60 giorni (e non più 90) dal completamento del progetto l’ultimo stato di avanzamento. Il decreto dello scorso novembre ha, inoltre, stabilito che nel caso in cui il contratto coinvolgesse eventuali Regioni co-finanziatrici, per promuovere la realizzazione di programmi che rivestono una particolare rilevanza strategica in relazione al contesto territoriale di riferimento, i programmi di sviluppo devono presentare investimenti pari o superiori a 50 milioni di euro (ovvero 20 milioni se relativi al settore della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli) e devono rispettare almeno una delle seguenti condizioni: essere coerenti con il piano Industria 4.0, prevedere un rilevante incremento occupazionale o essere promossi da imprese straniere. Sulla base del vecchio regime sono stati ultimamente siglati dieci contratti di sviluppo per 350 milioni di euro di investimenti concentrati soprattutto nel Mezzogiorno mentre beneficiando del restyling appena varato il MISE auspica la sottoscrizioni di altri 51 contratti di sviluppo in pipeline da firmare da qui al prossimo giugno che mobiliteranno, secondo l’ambizioso calendario del ministero dello Sviluppo economico 2,5 miliardi di euro.
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